Nistagmo:l’Ortottista

La figura dell’Ortottista e dell’Optometrista: facciamo chiarezza

Che ruolo ha l’Ortottista?

Il ruolo dell’ortottista nei confronti dei pazienti con Nistagmo ricopre diverse attività che spaziano dalla fino ad incontri di tipo “abilitativo/riabilitativo”. La valutazione della funzione visiva del paziente con Nistagmo richiede molto tempo, soprattutto considerando che l’esame svolto all’interno degli ambulatori specialistici prevede condizioni standard di misura. Queste, infatti, se da una parte consentono di avere dei valori funzionali di riferimento indispensabili per un inquadramento ed un monitoraggio del paziente (quali, ad esempio: acuità visiva, sensibilità a contrasto, etc..), d’altra parte non forniscono una fotografia certa e concreta delle loro reali capacità. È bene ricordare che nella quotidianità l’ambiente, il contesto di luce, e l’interferenza di altri stimoli determineranno delle condizioni dinamiche non sempre favorevoli al paziente che l’ortottista dovrà attentamente ricercare attraverso un’anamnesi accurata ed una valutazione mirata.

Durante la valutazione l’ortottista osserverà e riporterà un’eventuale posizione anomala del capo, dovrà verificare la presenza di uno strabismo e l’uso o meno visione binoculare, ma soprattutto dovrà descrivere il Nistagmo riportando le caratteristiche visibili in osservazione diretta. A tal proposito, sarà sempre l’ortottista (anche assistente di oftalmologia) a doversi occupare di eventuali indagini strumentali (quali, ad esempio: PEV, ERG, OCT, ed altri) che possono essere utili a definire clinicamente il nistagmo, o a descriverne le caratteristiche non più soltanto semplicemente con l’osservazione diretta ma con strumenti che restituiscono obiettivamente una misura dei movimenti oscillatori ritmici (ad esempio attraverso l’elettronistagmografia o la videooculografia). Infine, l’ortottista dovrà individuare e proporre al paziente eventuali ausili ottici e non, se necessari, e addestrare il paziente al loro utilizzo.

Che ruolo ha l’Optometrista?

 L’Optometrista, pertanto, ad oggi non può̀ svolgere attività di competenza del medico oculista o dell’ortottista, fornire prestazioni sanitarie, gestire patologie, prescrivere terapie, effettuare trattamenti riabilitativi o training di qualsiasi natura che riguardano la salute di una persona. 

La qualifica di ottico-optometrista è vantata da diversi soggetti con titoli e percorsi formativi molto diversi tra loro. lo stesso titolo attinente al corso di Ottica e Optometria presso la Facoltà̀ di Scienze e Tecnologie Fisiche consentirà a questi laureati di definirsi professione sanitaria ai sensi della Legge 3/2018 (legge Lorenzin) ma con la qualifica di Fisici.

Il titolo di Optometrista è riconosciuto solo in alcuni Paesi nel Mondo, è presente in numerose Nazioni europee ma riconosciuto in poche.

Diversa cosa è parlare di Optometria, ovvero di quella disciplina che si occupa della pura misurazione della vista, un ambito che rientra da sempre nelle attività svolte in Italia dagli Oculisti e dagli Ortottisti. La contattologia è l’attività prevalente dell’optometrista fuori dall’Italia. Nel nostro Paese la regolamentazione che riguarda la contattologia andrebbe rivista anche in relazione alle competenze, indicazione all’uso che necessariamente deve sempre essere su prescrizione del medico oculista; basti pensare che la lente a contatto è un dispositivo medico invasivo.


L’ortottista specializzato in ipovisione dell’età evolutiva

Il Nistagmo, come è stato ben spiegato, ha questi movimenti di “va e vieni” che non permettono di mantenere l’immagine dell’oggetto nel punto di foveazione. Questi movimenti non permettono quindi, di prendere la stessa “qualità e quantità” di informazioni visive di un occhio “fermo e puntato” verso ciò che sta guardando.

Dando per assunto, che la vista è il principale senso da cui noi attingiamo la maggior parte delle informazioni circa l’ambiente che ci circonda e con cui interagiamo, una particolare attenzione deve essere data quando il nistagmo è presente fin dalla nascita, quando cioè, il bimbo deve ancora iniziare a conoscere e ad apprendere.

Dobbiamo tenere presente, che le aree visive cerebrali, elaborano e danno “risposte” alla via efferente (in uscita), sulla base delle informazioni visive portate dalla via afferente ((in entrata). Ovviamente, se queste sono deficitarie, incomplete, o poco chiare, così sarà la loro elaborazione e la risposta visiva conseguente. Per comprenderci meglio, ad esempio, può essere difficile decodificare le espressioni visive di chi ci guarda, non riuscire ad imitarle e a comprenderle. Non è difficile vedere bambini piccoli con nistagmo con una mimica facciale povera.

Un bimbo con nistagmo, per poter raccogliere un maggior numero di informazioni visive o di migliore qualità, può assumere spontaneamente posizioni anomale del capo, o guardare in maniera bizzarra. Potrebbe anche essere che non ci riesca da subito, che gli ci voglia del tempo, e che nel frattempo rimanga “fermo” un po’ bloccato da questi dati che “vanno e vengono”e che questo ne rallenti la curiosità, lo sviluppo globale del piccolo. O ancora che le posizioni “trovate” dal bambino non siano “le migliori possibili”, ma le prime trovate durante la sua sperimentazione nel “provare a vedere meglio il mondo”.

Per tutto questo, quindi è importante valutare le funzioni visive del bimbo e monitorarle nel tempo.

L’ortottista specializzato in ipovisione dell’età evolutiva, ha una particolare attenzione alla valutazione delle funzioni visive. Ma avrà anche un’attenzione ed un atteggiamento specifico alle peculiarità del mondo dell’ipovisione pediatrica e della neurovisione, in quanto l’occhio è esso stesso un’estensione del cervello. Avrà quindi una capacità nel determinare di ogni bambino, le caratteristiche visive, con una competenza specifica.

Un’altra cosa che mi preme dire, ha, nella sua ovvietà, un’importanza fondamentale, Il bambino con nistagmo è prima di tutto un bambino.

Per questo, si osserverà il piccolo in un ambiente a misura di bambino, in un ambiente caldo e ben percebile visivamente. Si presterà attenzione all’illuminazione della stanza di valutazione e si predisporrà un tempo di osservazione adeguato. Tutto questo, affinchè il bimbo, anche piccolissimo, possa adattarsi al nuovo ambiente, alla persona nuova che sta incontrando, a quanto, pur in maniera giocosa, gli verrà chiesto di rispondere. Questo permetterà al bambino di collaborare con l’esaminatore, al fine di avere una valutazione il più accurata possibile.